Con il termine resistenza ci si riferisce alla capacità dell'organismo di compiere e portare a termine un lavoro senza avvertire, o comunque sopportando, i segni della fatica. Diversamente da quello che è il pensiero comune, però, la resistenza non è una, bensì ne esistono diverse tipologie che, didatticamente, è possibile riassumere in: resistenza alla durata, resistenza alla velocità e resistenza alla forza.
- si parla di resistenza alla forza quando ci si trova a sollevare un determinato carico per il numero di volte necessarie a portare a termine lo scopo (come nel sollevamento pesi). Essa può anche essere definita come resistenza anaerobica lattacida;
- si parla invece di resistenza alla velocità quando è necessario mantenere elevata e costante, per il maggior tempo possibile, l'intensità del gesto ciclico o aciclico richiesto (come nei 100m piani). Essa può anche essere definita come resistenza anaerobica alattacida;
- infine, si parla di resistenza alla durata quando bisogna protrarre un gesto motorio, il più possibile costante, per il maggior tempo o per la distanza maggiore possibile in relazione alle richieste (un esempio è la maratona). Essa può anche essere definita come resistenza aerobica.
Detto ciò appare già chiaro come non possa essere accettabile indicare con un unico termine un lavoro che poi, in realtà, presenta differenti sfaccettature, oltretutto appare del tutto evidente come i risultati non possano essere tutti uguali. Infatti, nel caso in cui un soggetto in sovrappeso decidesse di bruciare grassi attraverso allenamenti di tipo anaerobico occorrerà prendere in considerazione due fattori fondamentali:
1- elevate intensità prediligono l'utilizzo di glucidi come principale substrato energetico;
2- elevate intensità sollecitano in modo importante le articolazioni.
Ora, considerando questi due soli fattori e considerando che, probabilmente, l'individuo in sovrappeso non presenta un corpo strutturato per sopportare importanti stress meccanici, occorrerà ricorrere all'unico meccanismo capace di apportare risultati lipolitici apprezzabili, quello aerobico.
Il problema principale di quest'ultima strategia motoria deriva dal fatto che ognuno di noi si trova in un regime aerobico quando cammina, quando dorme, quando guarda la televisione seduto sul divano ma anche quando corre (sotto soglia), per cui bisogna osservare precisi accorgimenti che tengono conto dell'intensità attraverso riferimenti percentuali che abbiamo già trattato in un nostro precedente articolo (clicca quì).
Per concludere, quindi, possiamo affermare che per perdere grasso non basta praticare esclusivamente esercizi di resistenza, ma sarà necessario mantenere un'intensità di esercizio compresa tra il 60% e il 70% della FC Max e/o tra il 40% e il 55% di 1RM, dove nel primo caso bisognerà protrarre il gesto per un tempo non inferiore ai 25 minuti e non superiore all'ora e mezza, mentre nel secondo caso occorrerà protrarlo per un numero di ripetizioni tale da non arrivare mai a sfinimento, bansì facendo attenzione a concludere l'esecuzione almeno 5-6 ripetizioni prima rispetto a quella massimale, solitamente tra le 18 e le 20. Corsa, nuoto, bicicletta, così come il sollevamento pesi, rappresentano quindi tutte possibili strategie dimagranti, purché rispettino i parametri precedentemente definiti.